Le statine rappresentano la classe di farmaci ipolipemizzanti più utilizzata nella prevenzione e nel trattamento delle malattie cardiovascolari. Il loro meccanismo d’azione, basato sull’inibizione dell’enzima HMG-CoA reduttasi, riduce la sintesi di colesterolo endogeno e migliora il profilo lipidico plasmatico. Tuttavia, l’interazione tra assunzione di statine e attività fisica, in particolare la corsa, solleva questioni cliniche e fisiologiche di grande rilevanza, soprattutto considerando che molti soggetti in terapia sono uomini e donne di mezza età che praticano esercizio fisico per salute e benessere.
Effetti generali delle statine
Le statine hanno dimostrato di ridurre significativamente il rischio di eventi coronarici, ictus e mortalità cardiovascolare. Oltre all’effetto ipolipemizzante, sono state documentate proprietà pleiotropiche, come il miglioramento della funzione endoteliale, la riduzione dello stress ossidativo e l’azione anti-infiammatoria sistemica.
Tuttavia, le statine non sono prive di effetti collaterali: miopatie, dolori muscolari, incremento della creatinfosfochinasi (CPK) e, in rari casi, rabdomiolisi. Questi effetti assumono particolare rilievo in individui che praticano sport come la corsa, che già di per sé comporta microtraumi muscolari e produzione di radicali liberi.
Interazione tra statine e corsa
Effetti muscolari: La corsa, soprattutto se praticata con intensità o volumi elevati, stimola processi catabolici e induce microlesioni a livello delle fibre muscolari. Nei soggetti in terapia con statine, questo può accentuare la percezione di dolore muscolare (mialgie) o favorire un aumento dei marker di danno (CPK, mioglobina). Alcuni studi riportano che fino al 10–15% dei pazienti attivi fisicamente in terapia con statine manifesta mialgie, sebbene solo una minoranza debba sospendere il trattamento. L’esercizio intenso, soprattutto negli amatori poco allenati, sembra essere un fattore che amplifica la suscettibilità agli effetti collaterali muscolari.
Funzione mitocondriale: Le statine possono interferire con la sintesi di coenzima Q10 (ubiquinone), molecola essenziale per la catena di trasporto degli elettroni. Ciò può ridurre l’efficienza della produzione di energia (ATP) e contribuire a stanchezza o ridotta performance aerobica. In un corridore, questo può tradursi in minor resistenza o recupero più lento dopo sforzi prolungati.
Stress ossidativo e infiammazione: Paradossalmente, le statine hanno anche un effetto antinfiammatorio e riducono i marker di infiammazione cronica (come la PCR). Questo potrebbe rappresentare un vantaggio per i runner di età avanzata, riducendo il rischio di complicanze cardiovascolari e migliorando la salute vascolare. Tuttavia, l’interazione con i processi infiammatori acuti indotti dall’allenamento rimane complessa e poco chiarita.
Adattamenti all’allenamento in presenza di statine
La capacità di adattamento all’allenamento aerobico dipende dalla risposta mitocondriale, dall’aumento del consumo di ossigeno e dal miglioramento della funzione muscolare. Alcune ricerche hanno osservato che le statine possono attenuare leggermente i guadagni in VO₂max e in efficienza mitocondriale nei soggetti che iniziano un programma di corsa regolare.
Ad esempio, uno studio condotto su adulti in sovrappeso ha mostrato che l’incremento di VO₂max dopo 12 settimane di training aerobico era minore nei soggetti in terapia con statine rispetto a quelli non trattati. Ciò suggerisce che le statine possano ridurre la plasticità muscolare e cardiovascolare in risposta all’allenamento, pur non annullandone del tutto i benefici.
Benefici della corsa nei pazienti in terapia con statine
Nonostante i possibili limiti, la corsa rimane fortemente raccomandata nei pazienti in terapia con statine, in quanto:
migliora il profilo lipidico indipendentemente dal farmaco;
potenzia la funzione endoteliale;
contribuisce al controllo della pressione arteriosa e del peso;
riduce ulteriormente il rischio cardiovascolare residuo.
La sinergia tra corsa e statine è dunque positiva, purché vengano gestiti i potenziali effetti muscolari attraverso un approccio individualizzato.
Strategie di gestione pratica
Monitoraggio clinico: valutare periodicamente i livelli di CPK e la presenza di mialgie, soprattutto nei runner che aumentano volumi o intensità.
Gradualità dell’allenamento: incrementi progressivi della corsa riducono il rischio di stress muscolare eccessivo.
Valutazione farmacologica: in caso di sintomi persistenti, il medico può considerare la riduzione del dosaggio, il passaggio a una statina più tollerabile o l’associazione con integratori (es. coenzima Q10, sebbene le evidenze siano contrastanti).
Approccio personalizzato: il runner amatore in terapia con statine dovrebbe integrare le proprie sedute con stretching, potenziamento muscolare e recupero adeguato per ridurre il rischio di effetti collaterali.
Controversie e prospettive
La ricerca scientifica è divisa: se da un lato emergono segnali di interferenza negativa delle statine sugli adattamenti all’allenamento, dall’altro è chiaro che i benefici sulla salute cardiovascolare superano di gran lunga i possibili svantaggi muscolari. Il punto chiave è distinguere tra popolazioni: negli atleti d’élite l’uso di statine può ridurre la performance; negli sportivi amatori e nei pazienti cardiopatici la combinazione con l’attività fisica resta una strategia vincente per la prevenzione e la longevità.
Conclusione
Le statine, pur essendo farmaci sicuri ed efficaci, interagiscono con la fisiologia dell’allenamento di corsa. Gli effetti collaterali muscolari e la possibile attenuazione degli adattamenti aerobici richiedono attenzione, ma non devono scoraggiare la pratica sportiva. Per la maggior parte degli individui, correre durante la terapia con statine rappresenta un pilastro fondamentale per la salute cardiovascolare, purché il percorso sia accompagnato da monitoraggio medico e strategie di allenamento adeguate.
Bibliografia essenziale
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