Nel mondo della corsa circolano migliaia di tabelle: “10 km in 8 settimane”, “Mezza maratona in 12 settimane”, “Maratona per principianti”. Sono ovunque. Sembrano scientifiche, precise, promettono risultati rapidi e standardizzati.
Ma c’è un dettaglio che tutti dimenticano: i runner non sono standard.
Ogni atleta ha un corpo, una storia, un ritmo di vita, un background sportivo e una testa completamente diversa.
Per questo, nella mia filosofia, le tabelle non esistono.
Esiste l’atleta, ed esiste un percorso costruito intorno a lui.
Le tabelle generiche di corsa funzionano solo in teoria.
Nella pratica non tengono conto di ciò che davvero fa la differenza in un programma di allenamento:
Età e livello di esperienza
Tecnica di corsa e appoggi
Carico di lavoro settimanale e recupero
Vita quotidiana (stress, lavoro, famiglia, sonno)
Storia di infortuni
Obiettivi realistici e tempi disponibili
Reazione personale ai volumi e alle intensità
Due runner possono seguire la stessa tabella: uno migliora, l’altro si infortuna.
Non è sfortuna: è mancanza di personalizzazione.
Per me il coaching nel running è come creare un abito su misura.
Si parte dalla stoffa (le caratteristiche dell’atleta), si definisce il modello (l’obiettivo) e si confeziona ogni cucitura in base a chi lo indosserà.
Ecco come strutturo un percorso realmente efficace:
Prima ancora dell’allenamento, c’è l’osservazione:
tecnica di corsa
frequenza cardiaca e soglie
mobilità, forza e appoggi
ritmo attuale e capacità di recupero
È impossibile costruire senza conoscere.
Non basta dire “voglio migliorare”.
Serve un traguardo concreto: 5 km senza fermarsi, PB sui 10 km, prima mezza maratona, maratona sotto le 4 ore.
E soprattutto: che vita ha intorno a quell’obiettivo?
Il percorso deve adattarsi all’atleta, non viceversa.
Qui nasce l’allenamento “vivo”:
volumi settimanali proporzionati
intensità calibrate sulle vere capacità
allenamenti di qualità solo quando servono
forza, tecnica e mobilità integrate alla corsa
fasi di carico e scarico cucite addosso all’atleta
Ogni elemento esiste perché funziona per quella persona.
Il runner cambia ogni settimana.
Io cambio con lui il programma:
se migliora, si progredisce
se è stanco, si scala
se qualcosa non funziona, si adatta
L’obiettivo è avanzare senza forzare il corpo, rispettando i tempi naturali di crescita.
Quando l’allenamento rispetta le caratteristiche dell’atleta:
la prestazione migliora costantemente
la motivazione resta alta
diminuiscono drasticamente gli infortuni
l’atleta si sente ascoltato e compreso
ogni chilometro ha un senso
Il runner non segue più una tabella: segue un percorso, il suo percorso.
La corsa è semplice, ma l’allenamento è un’arte complessa. Non bastano numeri, chilometri, ripetute o medie gara.
Serve un metodo che parte da un principio fondamentale:
non alleno persone a seguire tabelle, alleno persone a diventare runner migliori.
Ogni programma è unico, come chi lo corre.
E quando l’allenamento è cucito davvero addosso all’atleta, i risultati non sono solo migliori: diventano inevitabili.