Negli ultimi anni il mondo della corsa, sia amatoriale che professionistica, è stato rivoluzionato dall’introduzione delle scarpe con piastra in fibra di carbonio. Queste calzature, rese celebri dalle maratone internazionali e da record mondiali infranti, hanno aperto un dibattito acceso su performance, biomeccanica e rischi potenziali. Se da un lato offrono miglioramenti documentati in termini di economia di corsa e riduzione della fatica, dall’altro non rappresentano una soluzione universale e non sono consigliabili a tutti i runner. Analizzare per chi sono indicate e per chi no è fondamentale per un approccio consapevole.
Come funzionano le scarpe con piastra in carbonio
La caratteristica distintiva di queste scarpe è la presenza di una piastra rigida in fibra di carbonio inserita nell’intersuola, generalmente in combinazione con una schiuma ad alto ritorno di energia. Il principio biomeccanico è duplice:
Aumentare la propulsione: la piastra immagazzina energia elastica e la restituisce nella fase di spinta, riducendo il dispendio energetico del corridore.
Stabilizzare l’intersuola: la rigidità della piastra compensa la morbidezza della schiuma, garantendo una trasmissione più efficiente delle forze.
Numerosi studi hanno evidenziato un miglioramento dell’economia di corsa (riduzione del consumo di ossigeno a pari velocità) compreso tra il 2 e il 4%, con variazioni individuali legate a peso, stile di corsa e livello di allenamento.
I vantaggi principali
Migliore economia di corsa: L’elemento più documentato è la riduzione del costo energetico. Per i maratoneti di alto livello, questo si traduce in minuti risparmiati sulla prestazione finale. Anche i runner amatoriali possono percepire una minore fatica a ritmi sostenuti.
Riduzione del danno muscolare: Alcuni lavori suggeriscono che la combinazione di schiuma ammortizzante e piastra possa ridurre le vibrazioni muscolari e il conseguente danno alle fibre, favorendo un recupero più rapido.
Incremento motivazionale: Molti atleti riferiscono un beneficio psicologico: indossare scarpe simili a quelle dei professionisti alimenta fiducia e motivazione, con un effetto placebo che si somma a quello biomeccanico.
Per chi sono consigliate
Atleti di élite e competitivi: I runner che puntano a prestazioni cronometriche, in particolare su distanze dai 10 km alla maratona, traggono il massimo beneficio. Il margine percentuale di miglioramento, tradotto in secondi o minuti, può fare la differenza in gara.
Amatori evoluti: Anche chi non corre a livello professionistico ma ha una buona esperienza, ritmo costante e una tecnica relativamente efficiente, può ottenere vantaggi concreti. Per questi atleti, il guadagno si traduce spesso in un miglior mantenimento del ritmo nelle fasi finali di gara.
Situazioni di gara specifiche: Le scarpe con piastra in carbonio sono ideali per competizioni su strada, specialmente dalle mezze maratone in su. Possono essere utilizzate anche in allenamenti chiave, ma è consigliabile limitarne l’uso per preservarne la durata e ridurre il rischio di adattamenti biomeccanici indesiderati.
Per chi non sono consigliate
Principianti assoluti: Chi inizia a correre dovrebbe puntare su scarpe più tradizionali e stabili. Le scarpe in carbonio, con la loro struttura rigida e il drop marcato, possono alterare la tecnica di corsa in maniera non naturale, aumentando il rischio di infortuni in soggetti non ancora adattati.
Runner con problematiche biomeccaniche o infortuni: Atleti con instabilità articolari, tendinopatie o precedenti problemi a piede e caviglia potrebbero peggiorare la situazione. La rigidità della piastra riduce l’adattabilità del piede, aumentando le sollecitazioni sul tendine d’Achille e polpaccio.
Allenamenti quotidiani: Non sono ideali per la corsa quotidiana o rigenerante. L’eccessiva rigidità può rendere la falcata artificiale e limitare il lavoro muscolare naturale. Per gli allenamenti lenti e di recupero sono preferibili scarpe neutre, ammortizzate e più flessibili.
Chi cerca principalmente comfort: Le scarpe in carbonio sono progettate per performance, non per comodità. Chi corre a scopo salutistico o ricreativo potrebbe non percepire benefici concreti e trovare la calzata meno confortevole rispetto a modelli tradizionali.
Rischi e considerazioni
Sebbene i benefici siano reali, le scarpe con piastra in fibra di carbonio non sono prive di rischi:
Sovraccarico del tendine d’Achille e del polpaccio: la biomeccanica della spinta può accentuare le sollecitazioni posteriori della gamba.
Ridotta propriocezione: l’elevato stack height (altezza dell’intersuola) può diminuire la percezione del terreno, aumentando il rischio di distorsioni in condizioni non ottimali.
Durata limitata: a differenza delle scarpe tradizionali, quelle con piastra hanno un’efficienza ottimale per circa 250–300 km, riducendo la loro convenienza per alcuni runner.
Implicazioni pratiche
Un utilizzo consapevole può massimizzare i vantaggi e limitare i rischi:
Introdurle gradualmente, alternandole ad altri modelli.
Usarle principalmente in gare o allenamenti di qualità.
Monitorare la risposta del proprio corpo, sospendendo l’uso in caso di dolori ricorrenti.
Non considerarle un sostituto dell’allenamento: restano un aiuto, non una scorciatoia.
Conclusione
Le scarpe da corsa con piastra in fibra di carbonio rappresentano un’evoluzione tecnologica significativa, capace di migliorare le prestazioni e ridurre la fatica nei runner più allenati. Tuttavia, non sono una scelta universale: principianti, atleti con fragilità articolari o chi corre solo per benessere personale può non trarre reali benefici, anzi rischiare infortuni. Come ogni strumento avanzato, vanno utilizzate con criterio, comprendendo a chi servono davvero e in quali contesti.
Bibliografia essenziale
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