La corsa di lunga distanza è una delle discipline sportive più praticate al mondo, e la Mezza Maratona (21,097 km) rappresenta un obiettivo intermedio tra la 10 km e la Maratona completa. Correre una mezza maratona richiede non solo preparazione mentale e costanza negli allenamenti, ma anche una comprensione dei meccanismi fisiologici coinvolti e delle evidenze scientifiche che guidano le strategie di allenamento, nutrizione e recupero.
In questo articolo analizzeremo le principali risposte fisiologiche dell’organismo durante la corsa prolungata e le più recenti ricerche in ambito sportivo.
1. La fisiologia della corsa di lunga distanza
1.1. Sistemi energetici
Durante una Mezza Maratona l’energia necessaria deriva dall’integrazione di diversi sistemi metabolici:
Sistema aerobico (ossidativo): principale fonte energetica. Utilizza carboidrati e grassi, garantendo un apporto relativamente stabile di ATP.
Sistema glicolitico anaerobico: entra in gioco in tratti più intensi (es. cambi di ritmo), ma produce acido lattico che, se accumulato, può compromettere la performance.
Utilizzo dei substrati: gli atleti ben allenati sono in grado di ottimizzare l’uso dei grassi come carburante, risparmiando glicogeno muscolare e riducendo il rischio di “crisi energetica” (Bonen, 2001).
1.2. Cardiovascolare
Il cuore subisce un adattamento significativo con l’allenamento:
Aumento della gittata cardiaca grazie a un maggior volume di eiezione sistolica.
Riduzione della frequenza cardiaca a riposo, indice di efficienza cardiovascolare.
Incremento della capillarizzazione muscolare, che migliora la distribuzione di ossigeno ai tessuti (Saltin & Rowell, 1980).
1.3. Respiratorio
Durante la corsa, il consumo di ossigeno (VO₂) cresce proporzionalmente all’intensità. Gli atleti allenati possono raggiungere valori elevati di VO₂max, correlati alla performance. Tuttavia, la sola massima capacità ossidativa non basta: è altrettanto importante la “running economy”, cioè l’efficienza con cui l’ossigeno viene utilizzato (Saunders et al., 2004).
1.4. Muscolare
La corsa di resistenza stimola le fibre muscolari di tipo I (ossidative, resistenti alla fatica). Con l’allenamento:
Aumenta la densità mitocondriale.
Migliora la capacità ossidativa.
Si rafforzano le strutture tendinee e articolari, riducendo il rischio di infortuni.
2. Adattamenti con l’allenamento per la mezza maratona
2.1. Volume e intensità
Le evidenze mostrano che una combinazione di allenamenti a ritmo medio-lungo (70–80% VO₂max) e sessioni ad alta intensità (interval training o tempo run) è più efficace rispetto a un volume esclusivamente lento (Seiler, 2010).
2.2. Periodizzazione
Un piano di 12–16 settimane permette di sviluppare:
Base aerobica con lunghe corse lente.
Soglia anaerobica, fondamentale per sostenere ritmi gara.
Velocità tramite ripetute brevi.
2.3. Cross-training e forza
Inserire esercizi di forza, pliometria e ciclismo/nuoto aiuta a migliorare l’efficienza muscolare e riduce il rischio di sovraccarico.
3. Nutrizione e idratazione
3.1. Carboidrati
Il glicogeno muscolare è la principale fonte energetica. Per ottimizzarne le scorte:
Carico di carboidrati nei 2–3 giorni precedenti la gara (8–12 g/kg/die).
Assunzione di 30–60 g di carboidrati/ora durante la corsa, come suggerito dall’American College of Sports Medicine (Thomas et al., 2016).
3.2. Grassi
Un buon adattamento ossidativo consente di utilizzare più lipidi a ritmi submassimali, preservando il glicogeno. Tuttavia, strategie come la “low-carb high-fat diet” non hanno dimostrato benefici consistenti sulla performance in Mezze Maratone (Burke et al., 2017).
3.3. Idratazione
La perdita di liquidi superiore al 2% del peso corporeo compromette la performance. È quindi essenziale pianificare punti di ristoro e assumere bevande con sodio per ridurre il rischio di iponatriemia (Sawka et al., 2007).
4. Recupero e prevenzione degli infortuni
4.1. Recupero fisiologico
Dopo una mezza maratona, la rigenerazione muscolare richiede 48–72 ore. Il recupero include:
Sonno adeguato.
Nutrizione post-gara ricca di carboidrati e proteine (20–25 g per pasto).
Tecniche di defaticamento e stretching leggero.
4.2. Infortuni comuni
Gli infortuni più frequenti riguardano:
Sindrome della bandelletta ilotibiale.
Tendinopatie (achillee, rotulea).
Stress fracture da sovraccarico.
La prevenzione passa da una progressione graduale dei carichi e dall’uso di scarpe adeguate.
5. Evidenze psicologiche e motivazionali
La partecipazione a una Mezza Maratona non è solo un evento fisiologico ma anche psicologico. Studi mostrano che la motivazione intrinseca (piacere personale, ricerca di benessere) porta a una maggiore aderenza rispetto a motivazioni estrinseche (premi, riconoscimento) (Ryan & Deci, 2000).
Inoltre, praticare la corsa di resistenza è associato a riduzione dello stress e miglioramento della salute mentale, grazie alla produzione di endorfine e alla regolazione dei neurotrasmettitori (Dishman et al., 2006).
6. Conclusioni
Correre una Mezza Maratona rappresenta una sfida accessibile ma impegnativa, che coinvolge adattamenti complessi a livello metabolico, cardiovascolare, muscolare e psicologico. Le evidenze scientifiche confermano che una combinazione equilibrata di allenamento aerobico, lavori di qualità, corretta nutrizione e recupero permette di affrontare al meglio i 21 km.
Oltre alla prestazione sportiva, la preparazione a una mezza maratona può diventare un percorso di crescita personale, con benefici duraturi sulla salute e sul benessere generale.
Bibliografia
Bonen A. (2001). The expression of lactate transporters (MCT1 and MCT4) in heart and muscle. European Journal of Applied Physiology, 86(1), 6–11.
Burke, L. M., Ross, M. L., Garvican-Lewis, L. A., et al. (2017). Low carbohydrate, high fat diet impairs exercise economy and negates the performance benefit from intensified training in elite race walkers. Journal of Physiology, 595(9), 2785–2807.
Dishman, R. K., Berthoud, H. R., Booth, F. W., et al. (2006). Neurobiology of exercise. Obesity, 14(3), 345–356.
Ryan, R. M., & Deci, E. L. (2000). Self-determination theory and the facilitation of intrinsic motivation, social development, and well-being. American Psychologist, 55(1), 68–78.
Saltin, B., & Rowell, L. B. (1980). Functional adaptations to physical activity and inactivity. Federation Proceedings, 39(5), 1506–1513.
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Sawka, M. N., Burke, L. M., Eichner, E. R., et al. (2007). American College of Sports Medicine position stand: Exercise and fluid replacement. Medicine & Science in Sports & Exercise, 39(2), 377–390.
Seiler, S. (2010). What is best practice for training intensity and duration distribution in endurance athletes? International Journal of Sports Physiology and Performance, 5(3), 276–291.
Thomas, D. T., Erdman, K. A., & Burke, L. M. (2016). Position of the Academy of Nutrition and Dietetics, Dietitians of Canada, and the American College of Sports Medicine: Nutrition and athletic performance. Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, 116(3), 501–528.